È da tempo che arrivano dati allarmanti sulla questione cinghiali ed il sovrappopolamento di questi ungulati. La Calabria non solo soffre la devastazione di vigneti, uliveti, campi di mais e cereali, coltivazioni di ortaggi, vive anche un disagio cinghiali in ambito urbano e periurbano. Sarebbe ancora più lunga la lista della razzia compiuta dalla fauna selvatica incontrollata nelle campagne, nei paesi, città e quartieri e in particolare nelle aree interne. Siamo ad un record al limite dell’emergenza: i cinghiali hanno raggiunto i 2,3 milioni di esemplari sul territorio nazionale. Obiettivamente troppi! Secondo il Presidente Acli Terra Nicola Tavoletta siamo in presenza di una vera emergenza che provoca danni enormi all’agricoltura – un comparto riconosciuto come eccelso per il Made in Italy – che subisce una continua devastazione, ma anche per la più eclatante questione sicurezza dei cittadini nei centri urbani. Duecento milioni di euro di danni solo nell’ultimo anno all’agricoltura italiana, che rappresenta un vanto nazionale, ma non protetta a sufficienza: la Puglia, con oltre 30 milioni di euro e 250 mila cinghiali, e la Toscana, con oltre 20 milioni di euro, di cui l’80% a causa dei 200 mila cinghiali, sono le regioni che hanno pagato di più per la presenza di questi ungulati.
Nel Lazio, i danni stimati dai soli cinghiali superano i 10 milioni di euro e in alcuni casi riguardano anche l’80% del raccolto. In Calabria oltre 10 milioni di euro sono i danni stimati, secondo i dati diffusi dai colleghi da Coldiretti. Un ulteriore elemento drammatico è che l’unico fenomeno che incide sulla limitazione della crescita esponenziale è la peste suina africana, che è pericolosissima per i nostri allevamenti dei suini, che vedono impegnati circa 100.000 lavoratori. Tutti i dati ci dicono che ormai nessun territorio regionale è immune dal problema e le stesse Regioni sono in difficoltà con l’erogazione dei risarcimenti, che purtroppo arrivano dopo anni e con valori inferiori ai danni reali. Oggi tanti agricoltori stanno utilizzando risorse proprie per costruire barriere difensive e ciò incide ancora una volta sui costi della produzione agricola. Questa situazione emergenziale, sottolineano Tavoletta e Campisi, che tra l’altro condividono gli appelli di Coldiretti e Confagricoltura, impone piani straordinari di contenimento e di salvaguardia dei territori agricoli produttivi. Occorre, dunque, chiedere al Governo e specificamente ai Ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, una strategia nazionale per incidere efficacemente e dare una risposta agli agricoltori che non solo rappresentano un presidio di tutela ambientale ma fanno dell’Italia un paese competitivo a livello europeo per la qualità dei prodotti agricoli dell’agroalimentare e dell’agroindustria.
Nicola Tavoletta Pres. Nazionale Acli Terra e Pino Campisi Pres. Acli Terra Calabria