Cresce l’interesse verso il consumo consapevole dell’oro verde, grazie anche all’impegno costante sul territorio di associazioni di settore e tecnici. Ormai è accertato : un consumo costante di olio extravergine d’oliva di qualità apporta benefici notevoli alla nostra salute. Ma vorrei dedicarmi all’approfondimento della biodiversità olivicola calabrese, ampiamente vasta e che purtroppo è poco tutelata. Al mondo, l’ultimo censimento (ormai poco puntuale visto che risale a circa due lustri) annovera 2600 varietà all’incirca. Una quantità notevole direi, il 30% delle quali è detenuto dall’Italia, con ben 737 varietà. Pensate bene a quanto siamo importanti dal punto di vista olivicolo-oleario! È in Calabria? Abbiamo un patrimonio olivicolo di pregio, con ben 30 varietà attualmente registrate, purtroppo molto delle quali relegate in micro-areali o spesso abbandonate. Direi che questo è un atteggiamento decisamente poco favorevole allo sviluppo dell’olivicoltura regionale, che per orografia poco si allinea con l’olivicoltura della globalizzazione (che potrebbe essere anche un vanto…). Varietà come la “pennulara” ci arricchiscono di cultura oltre a donarci un olio d’oliva con caratteristiche di pregio. La stessa dal punto di vista qualitativo produce un enorme quantitativo di acido oleico (il più rappresentativo degli acidi grassi) arrivando fino all’82%, ma anche sul contenuto in polifenoli totali. I luoghi ameni in cui cresce la cv. pennulara sono a tratti sacri. Vi invito a percorrerli a piedi, ne rimarrete estasiati. Potrete osservare un luogo in cui l’olivo cresce naturalmente, privo da disturbi (se non quello dell’uomo che spesso male lo gestisce!). Passerete da punti in cui longeve piante si erpicano su rocce monolitiche a tratti pianeggianti che ben si accostano e si integrano nella lussureggiante macchia mediterranea, luogo del leccio, del cisto, del lentisco. Nicchie ecologiche che vanno tutelate ogni giorno, perché esse sono casa per le api, per tanti altri insetti utili e che fungono da ecosistema a sé stante. Passeggiando tra i luoghi di coltivazione della pennulara, nei comuni di Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, San Giovanni in fiore e paesi limitrofi potrete imbattervi nel borgo abbandonato di Acherentia fondata da Filottete secondo Strabone, dagli Enotri secondo Stefano di Bisanzio – il paese, identificato anche con il toponimo di Pumentum, si sviluppò su due colli situati nell’odierna contrada Scozia di Cerenzia, dove Acerenthia prosperò per molti secoli.  E poi come non menzionare il palinsesto architettonico del monastero del Vurdoj che è singolare e spettacolare. È caratterizzato dalla Chiesa intitolata a San Giacomo, edificata nel 1196, la cui facciata è impreziosita da un bel portale ad arco acuto con finestre monofore dello stesso stile e da un palazzotto signorile. Fondato dall’Abate Gioacchino tra il 1196 e il 1197 come Grancia del monastero Florense, ha a fianco un oratorio e varie case coloniche per la coltivazione delle terre ricevute in dono dall’Imperatore Enrico VI. Oggi il Vurdoj è un agriturismo che preserva le antiche ricette calabre per offrire ai visitatori tutto l’affetto dell’accoglienza degli uomini del sud. L’olio extravergine di oliva della cv. pennulara si sta distinguendo in competizioni nazionali e internazionali. Nel “backstage” storie di giovani imprenditori, di donne caparbie e resilienti che amano la loro terra e non l’hanno abbandonata ma che con tenacia e rispetto di questi luoghi portano avanti tutto il bello che la nostra Terra possa avere. Faccio loro i più fervidi auguri, possiate salire sempre più in alto, solo dove gli onesti e i virtuosi osano! Sarò un sognatore? Ma questa è la Calabria che a me piace. Siamo all’inizio di una nuova storia, che dovrà chiaramente allinearsi alle nuove regole comunitarie, investire sulle nuove tecnologie, ma sempre con la mano posta sul cuore.

Thomas Vatrano – dottore agronomo

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