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L’agricoltura domani: sfide e futuro. Intervento di Thomas Vatrano- Dottore Agronomo

Assistiamo quotidianamente all’evolversi della società nell’era della globalizzazione e dei cambiamenti climatici. Eraclito avrebbe detto panta rei, tutto scorre. Tutto va avanti in modo inesorabile. Il tempo passa, e così  il dolore, i ricordi, i traguardi. L’agricoltura del nostro tempo vive una fase di mezzo, una sorta di limbo che non riesce a scrollarsi. Gli errori del passato oggi ci consegnano il conto, perché a causa dell’egoismo di cui l’uomo è portatore, i cambiamenti climatici creano devastazione. L’uomo contemporaneo dovrebbe trarne insegnamento, cambiare approccio, originando un rinnovato rispetto per la natura e le future generazioni. In particolare sono i giovani che stanno vivendo gli effetti sul lato emotivo. Infatti si parla di eco-ansia, quella causata dai cambiamenti climatici, che è  il risultato di una fitta rete di conseguenze,  fortemente intrecciate , con implicazioni più o meno dirette come gli eventi estremi, con una conseguenza oltremodo negativa su territorio e società. In buona sostanza elementi che gravano sullo stato d’animo della popolazione, magari la più innocente e che ha sempre rispettato le regole o l’ambiente! Da tempo la comunità scientifica lancia allarmi sulle conseguenze del cambiamento climatico, ma probabilmente i moniti sono rimasti senza ascolto. Senza ascolto anche l’autorevolissimo richiamo di Papa Francesco con la sua Enciclica Laudato Sì.  Sono di questi recentissimi tempi piogge torrenziali, grandine dalle enormi dimensioni, smottamenti e siccità stanno pongono gigantesche  ripercussioni sull’agricoltura, sull’economia e sulla salute dell’uomo. In Italia, paese delle eccellenze agricole-enogastronomiche siamo in presenza di ripercussioni e gravi danni alle produzioni e anche qui alla competitività del Paese. Vi è dibattito su neutralità carbonica, carbon farming, tecnica attraverso la quale riusciremo ad asportare una grande quantità di carbonio dall’atmosfera per essere stoccato nei suoli e nelle piante. Ritorna dunque l’olivo, come sempre, al centro del Mediterraneo anche in questo caso, perché riesce ad asportare grandi quantità di gas serra durante le sue attività vitali.  Molto positivo! Bisognerà cambiare proprio approccio, ampliare il know-how sulla fisiologia e difesa delle piante ma anche sui metodi di coltivazione eco-compatibili, in modo da riuscire a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. L’Onu lancia un monito ai 20 Grandi della terra: << non ci resta che fermare le fonti fossili>>. Per arginare il già drammatico avanzamento dei cambiamenti climatici bisognerà favorire fonti alternative. A breve la nuova conferenza Onu sul clima (Cop28), che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, metterà il punto sulle emissioni e sulla questione climatica. Siamo ancora in tempo per scongiurare il peggio. Siamo sicuri che ci sia la volontà ferrea da parte di tutti?

Dal 2015 milioni di persone nel Sud del pianeta attendono miliardi di dollari per far fronte alla crisi climatica, proprio perché loro hanno subito i danni maggiori ed è necessario che siano aiutati nell’adattamento. Sicuramente necessitano cifre immani per far fronte ai risarcimenti dei danni già subiti da milioni di esseri umani nei punti più esposti della terra. Oltre a ciò, vanno ricordati i danni che gli agricoltori subiscono sulle produzioni agricole, già in precario stato su diversi settori a livello nazionale. Eppure, la scienza e le nuove tecnologie ci insegnano che esistono gli strumenti finanziari e tecnici per adeguarci alla transizione ecologica. A dimostrazione di ciò, la riduzione dei roghi nella nostra regione grazie all’ausilio di droni altamente efficienti, segno che la volontà supera ogni barriera. La questione è politica o culturale? Ciò che importa è che viviamo un periodo di transizione, la cosa importante sarebbe sensibilizzare le coscienze, perché di tempo ne è rimasto veramente poco.

Thomas Vatrano- Dottore Agronomo

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