Ad Angoli la bellezza della natura, la vita semplice, l’amore per le piccole attività quotidiane hanno sconfitto i ritmi veloci che questo tempo ci ha imposto. Angoli, frazione di Serrastretta è una comunità di appena trecento anime che vive di sapori mai scomparsi, di colori vivaci che allietano le vie, di proverbi in vernacolo incisi sui muri, di doni artistici degli abitanti.

Tutto ruota intorno alla Chiesa di San Giuseppe, alla sagra della castagna che ricorre ogni anno i primi di novembre, all’associazione teatrale Tommaso Mazzei, presieduta da Adriano Lucia, che vuol promuovere anche attraverso il teatro il territorio. E poi c’è un mestiere antico mai scomparso: si lavora al telaio e al fuso. Donne anziane, memoria dei tempi, hanno tramandato quest’arte antica alle giovani figlie e queste a loro volta hanno insegnato il mestiere ai propri figli.

Ma come in ogni borgo calabro i giovani lasciano la loro terra in cerca di lavoro. E delle tre generazioni che si susseguono ne restano solo due con un velo di tristezza negli occhi, appese al filo di un telefono a sentire voci perdute che non torneranno. Le piazze non conoscono le risate dei ragazzi. Le piazze si spogliano ogni anno. “Quando venne il giorno della Calabria” scriveva il grande Leonida Repaci e forse oggi dovrebbe aggiungere qualche rigo per raccontare che questa Calabria perde i suoi pezzi migliori, i suoi figli. Ma Angoli non si arrende. Le donne tenaci e volitive continuano a tessere e a produrre manufatti di qualità con una tecnica antica che sa di magia e di mestiere. E li espongono nelle feste importanti, vanto di​ un luogo che non vuole perdere il legame con il passato e non vuole trasformarsi asetticamente in un non luogo. Vederle intente nel loro impegno è raro privilegio. Generose aprono le botteghe ai visitatori, ai passanti, ai pochi turisti, ai viaggiatori. La Calabria si presta in questo suo entroterra non a un turismo di massa a un viaggio esperienziale alla ricerca di sé e del senso dei posti. La natura fa il resto.

Dall’alto percorrendo la via suprana si vedono i due mari lo Jonio e il Tirreno. Che la Calabria lo si sa è dualistica: terra di mari e monti, terra tra due mari, terra dei Bronzi di Riace ritrovati nelle limpide acque di Riace il 16 agosto 1972. Ma la Calabria è tristemente terra di campanilismi sterili, da sconfigger, creando rete per trasformarla in una magnifica realtà capacità di unire e non di frammentare.

Francesca Fiorentino, nativa di Angoli, è poetessa innamorata del suo paese e ha donato e appeso ai muri delle strade poesie scritte su tele quasi a guidare chi arriva affinchè l’occhio non si smarrisca nell’infinito del paesaggio e perda le tipicità ​ angolesi. Tra tutte spicca “A mpetrata” che non può solo essere letta ma andrebbe ascoltata recitare dall’autrice con quell’inflessione particolare che sa di odore di castagna, di legno del telaio, di filo del fuso, di suono di campane, di rosari snocciolati insieme, sa di comunità.

Una comunità che non vuole scomparire e lasciare un segno nel tempo e del tempo. E la soave opera di questa poetessa termina con parole che richiedono una riflessione attenta “E quando arrivi ncapu allu chianariallu Propriu​ quandu te potere riposare biallu biallu Te giri arriati e dici Ah! Si lla mpede natra vota me trovera A pigliera de natra manera”.

Un riferimento sentito, la scalinata colorata della mpetrata al centro del paese come metafora della vita che tornando indietro affronteremmo tutti diversamente. E forse con più amore come quello che non è scomparso per le vie di Angoli.

di Daniela Rabia

Una risposta

  1. Cesare Nisticó ha detto:

    Meraviglioso paesino. Da bambino ci andavo spesso accompagnando mio padre che faceva l’assicuratore . Soprattutto nelle vicine frazioni di Migliuso e Cancello, dove nel 1967 mi sono esibito con il mio “complesso” sul palco in una tipica festa patronale . Ho sempre desiderato ritornarvi.

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